2 Settembre 2010
UNA FILIERA OVI-CAPRINA TUTTA AGRICOLA E TUTTA ITALIANA

È stata illustrata oggi a Perugia, nel corso di un incontro con gli allevatori della Coldiretti Umbria, la Piattaforma per il rilancio e lo sviluppo del settore ovi-caprino, che nei prossimi giorni sarà la base di discussione di un incontro convocato dal Ministero delle Politiche Agricole, per discutere dei problemi della pastorizia.
All’interno della Piattaforma interventi strutturali e congiunturali perché occorre - sostiene Coldiretti - costruire una filiera ovina tutta agricola e tutta italiana. È necessario - aggiunge Coldiretti - recuperare i ritardi e le debolezze sul piano istituzionale che rischiano di lasciare spazio a comportamenti speculativi a livello industriale che mettono in pericolo la stabilità sociale di interi territori.
L’allevamento ovicaprino - sottolinea Coldiretti - è un’attività che, concentrata nelle zone svantaggiate, è ad alta intensità di manodopera. Il settore ha registrato un incremento dei costi, in particolare per il combustibile, l’elettricità e i mangimi, determinando una ulteriore pressione sul settore che già versa in una situazione critica sul piano della competitività. Preoccupante è la flessione costante dei consumi nazionali dei prodotti ovicaprini, con i prezzi di mercato di latte e carne, che non consentono agli allevatori nemmeno di coprire i costi di produzione. Anche nel mercato estero, le scarse strategie di difesa dell’immagine dei prodotti tipici italiani porta a sostituire l’acquisto del Pecorino Romano (95 per cento dell’export di formaggi ovicaprini) con prodotti simili provenienti da altri concorrenti stranieri. Inoltre, l’eccessiva dipendenza dall’export di un singolo prodotto (Pecorino Romano) su un unico mercato (Stati Uniti) rende estremamente vulnerabile tutta la filiera, come dimostra l’andamento negativo delle vendite durante l’ultimo quinquennio. Da evidenziare, infine, la crescente importazione nell’Unione Europea di carne ovina che esercita una pressione al ribasso sul prodotto nazionale per la mancanza dell’obbligo di indicare l’origine in etichetta che consente di spacciare come nazionale la carne importata.
Nel corso dell’incontro di oggi, gli allevatori umbri, dopo aver ribadito la propria solidarietà nei confronti di quelli della Sardegna, regione dove la protesta ha preso il via per estendersi a tutto il Paese, hanno condiviso il progetto della Coldiretti che mira a costruire una filiera che elimini le intermediazioni e consenta il rapporto diretto con il mercato e i consumatori.
La trasparenza della filiera e del mercato e l’informazione del consumatore - conclude Coldiretti - sono i presupposti per ottenere un miglior reddito dal mercato e una maggiore redditività per le imprese allevatoriali.