20 Ottobre 2011
PER UNA RIFORMA DELLA PAC, PIÙ EQUA E GIUSTA

Vogliamo una riforma della Pac più equa e giusta, che vada a premiare chi crea sviluppo, occupazione e presidio del territorio; una Pac che premi le imprese vere che producono cibo e non la rendita fondiaria. È quanto affermato oggi da Albano Agabiti, Presidente Coldiretti Umbria, nel corso del Workshop “Per una riforma della Pac, più equa e giusta”, promosso dall’Organizzazione agricola a Perugia, in collaborazione con il CeSAR (Centro per lo sviluppo agricolo e rurale) e EuropeDirect Umbria, presso la Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Perugia. La recente proposta di riforma da parte della Commissione Europea, così come è, non va bene e si prospetta ora una trattativa tutta in salita - ha spiegato il Presidente Agabiti - ma siamo pronti a mettere in campo ogni azione utile per realizzare una riforma della politica agricola comunitaria più equa e giusta. Le risorse - ha aggiunto Agabiti - devono andare agli agricoltori veri che vivono di agricoltura, lontani da logiche di rendita, in coerenza con la strategia Europa 2020. In un momento di forte crisi economica, le risorse vanno indirizzate verso un’agricoltura che dà risposte in termini di competitività, occupazione, sicurezza alimentare e soprattutto verso chi l’agricoltura la fa sul serio e ci vive.
L’Assessore regionale all’Agricoltura Fernanda Cecchini, ha affermato come gli assessori regionali siano sensibili al tema e lo hanno dimostrato elaborando un documento comune che è stato approvato lo scorso 5 ottobre dalla Commissione Politiche Agricole e che era basato sulle bozze di regolamenti in circolazione a quella data. Le proposte ufficiali della Commissione, presentate il 12 ottobre, hanno introdotto alcuni cambiamenti, confermando, tuttavia, nella sostanza, le bozze precedenti. A questo punto occorre studiare attentamente i termini delle proposte per definire una strategia di dettaglio che entri nel merito e permetta di riadattare la proposta delle regioni. Una prima impressione ci fa pensare che occorrerà uno sforzo di tutti per cercare di salvaguardare gli interessi più generali dell’agricoltura italiana e degli agricoltori “veri” che ne sono la spina dorsale. Mi impegnerò personalmente - ha affermato Fernanda Cecchini - perché questo orientamento prevalga tra gli assessori, anche se non nascondo che la strada che ci si presenta è in salita, perché in qualcuno, visti i conti che girano, potrebbe nascere la tentazione di far prevalere egoismi locali. Ieri - ha concluso Cecchini - durante un incontro con gli Assessori di Marche e Toscana, abbiamo cercato di trovare delle linee comuni, per una posizione che valorizzi le peculiarità di una macroarea più ampia dei nostri rispettivi territori.
Esprimiamo un giudizio negativo sulla proposta - ha ribadito il Direttore della Coldiretti Umbria Alberto Bertinelli - perché premia più la quantità che la qualità, prevedendo, tra l’altro, una riduzione del budget che l’Italia non merita affatto, anche considerando che aumenta in modo significativo il divario tra le risorse che il nostro Paese versa all’Unione Europea e quello che recupera attraverso la Politica agricola. Una Riforma della Pac degna di chiamarsi tale, dovrà essere in grado di valorizzare la capacità della nostra agricoltura di produrre qualità, sicurezza, distintività, legame con il territorio, filiera corta, attenzione ai bisogni e alle aspettative dei consumatori.
Angelo Frascarelli dell’Università degli Studi di Perugia, ha sottolineato come “in Umbria i pagamenti diretti della PAC hanno un’importanza notevolissima; l’agricoltura umbra rappresenta una percentuale dell’1,5% del valore aggiunto agricolo nazionale, a fronte del 3,5% di pagamenti diretti della Pac. In totale, le entrate annuali per la Pac in Umbria, tra I° e II° pilastro, assommano a 190 milioni di euro. La nuova Pac, con l’azzeramento dei titoli storici e l’assegnazione dei nuovi titoli omogenei - ha aggiunto Frascarelli - cambierà radicalmente la distribuzione del sostegno, con una forte perdita per le zone di pianura e un grande vantaggio per le zone collinari e montane”.
Stefano Leporati, Responsabile nazionale Coldiretti dello sviluppo rurale, ha spiegato come in gioco ci siano per l’Italia circa 5,5 miliardi di fondi comunitari all’anno per i prossimi sette anni, ma soprattutto il futuro di 1,6 milioni di imprese agricole che danno occupazione a circa un milione di dipendenti e che garantiscono il presidio territoriale del 77,5 % della superficie agricola e forestale del Paese, dalla quale nascono produzioni da primato che danno prestigio e competitività al Made in Italy nel mondo. Nella redistribuzione dei Fondi del I° pilastro fra i paesi membri della UE - ha aggiunto Leporati -  è necessario utilizzare criteri oggettivi che combinino Sau con occupazione agricola, PLV, ambiente rurale, cogliendo le specificità dell’agricoltura mediterranea. Un Paese come l’Italia, forte e crescente contributore netto sia in complesso che sulla sola Pac - ha ribadito Leporati - non può accettare una redistribuzione dei fondi del I° pilastro che peggiori ulteriormente la sua posizione finanziaria. Sono prioritarie - ha concluso Leporati - misure per il rafforzamento del potere contrattuale degli agricoltori all’interno delle filiere produttive, creando anche le condizioni giuridiche per la gestione ed il sostegno di filiere corte e trasparenti, gestite dagli agricoltori.
Il Workshop è stato aperto, in un’affollata sala convegni, da Francesco Pennacchi, Preside della Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Perugia ed ha registrato anche l’interessante contributo degli studenti del corso di politica agroalimentare della Facoltà di Agraria.