13 Ottobre 2012
COLDIRETTI UMBRIA: STOP ALL’OMOLOGAZIONE DEL CIBO

Mentre nel nostro Paese cresce la voglia di made in Italy agroalimentare, con il 90 per cento degli italiani che vorrebbero che il cibo che portano in tavola fosse prodotto sul proprio territorio, in Umbria si registra ancora poca attenzione in alcuni operatori della filiera, riguardo alla valorizzazione dei prodotti locali. È quanto afferma il presidente di Coldiretti Umbria Albano Agabiti, commentando alcuni dati emersi dall’analisi su “L’arrivo in Italia dei mercati degli agricoltori rivoluziona la spesa”, realizzata da Coldiretti con il supporto di Censis ed Swg, in occasione  del Festival nazionale di Campagna Amica “Cibi d’Italia” tenutosi nei giorni scorsi al Circo Massimo a Roma.
La voglia crescente di prodotti agricoli del proprio territorio - afferma Agabiti - porta gli stessi cittadini-consumatori a ritenere che ciò serva a creare lavoro e ricchezza localmente, che in questo modo il cibo è più genuino e che ci sono minori spostamenti delle merci e, di conseguenza, minore inquinamento. La filiera corta nella percezione collettiva - evidenzia Agabiti - non è dunque un modo di produrre e consumare, ma un processo più complesso che incide sui livelli occupazionali, e sulla creazione di ricchezza, una specie di processo virtuoso che può cambiare la traiettoria socioeconomica delle comunità coinvolte.
In questa particolare congiuntura economica in cui la “delocalizzazione” sembra essere diventata una prassi abituale - spiega ancora Agabiti - è arrivato veramente il momento di comprendere come il consumo di prodotti agroalimentari umbri nella nostra regione può innescare un processo virtuoso per l’intera economia locale, non solo per il settore primario. Se c’è infatti una categoria impossibilitata ad abbandonare il nostro territorio - continua Agabiti - è quella degli imprenditori agricoli, indissolubilmente legati al “bene terra”, ai suoi prodotti inimitabili e difficilmente omologabili in altre parti del mondo. Certo - ribadisce il presidente di Coldiretti Umbria - se è vero che le imprese agricole umbre devono sempre più aprirsi ai mercati internazionali, dovrebbe essere altrettanto scontato che mondo della ristorazione e della distribuzione, facciano un passo avanti in direzione delle produzioni nostrane. Infatti l’utilizzazione e quindi il consumo di made in Umbria agroalimentare è ancora insufficiente a livello locale, nonostante i benefici ormai riconosciuti alla filiera corta, in termini di qualità, convenienza e di più contenuto impatto ambientale.
Anche sulla scia del successo dei produttori umbri alla Manifestazione Cibi d’Italia, affollata da oltre trecentomila visitatori - conclude Agabiti - moltiplicheremo quindi il nostro impegno per valorizzare l’agroalimentare umbro; in cantiere tra l’altro, un’indagine conoscitiva per verificare il suo utilizzo nel mondo della distribuzione e della ristorazione locale.