18 Luglio 2012
COLDIRETTI UMBRIA, CEREALI: OTTIME QUANTITA’ E QUALITA’, ORA VALORIZZARE LA TERRITORIALITA’ DELLE PRODUZIONI

A fronte di una superficie dedicata di circa 100mila ettari, la produzione di grano tenero, duro, orzo e avena in Umbria nel 2012, si attesterà intorno ai 6 milioni di quintali. È quanto stima la Coldiretti dell’Umbria, sottolineando la straordinaria annata produttiva, che ha portato a rese ottimali sia da un punto di vista quantitativo che qualitativo.
I risultati conseguiti - spiega Coldiretti - sono stati agevolati da condizioni climatiche favorevoli, nel corso del periodo vegetativo delle colture ed anche da una sempre migliore tecnica colturale adottata dagli imprenditori agricoli umbri. Quest’ultima - aggiunge Coldiretti - sta contribuendo a valorizzare la produzione anche in termini qualitativi, ormai presupposto imprescindibile per l’agroalimentare locale. La produzione cerealicola di quest’anno inoltre, conferma l’importanza per l’Umbria di difendere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile.
Solo con un forte legame tra attività produttiva e territorio infatti - afferma Coldiretti - si può rispondere alle nuove esigenze di sicurezza e tracciabilità dei consumatori, sempre più propensi ad acquistare cibo locale e di qualità. Proprio in quest’ottica Coldiretti sta portando avanti un progetto economico per “una filiera agricola tutta italiana”, che intende distinguere il vero cibo Made in Umbria, creando al contempo anche più trasparenza e più potere contrattuale per le imprese agricole.
In quest’ambito intanto - sottolinea Coldiretti - si sta riscontrando, almeno per il grano tenero, un aumento delle quotazioni dei prezzi all’origine, comunque solo in lieve rialzo rispetto allo scorso anno. Infatti a livello nazionale e locale, i prezzi non hanno ancora recepito le più alte quotazioni internazionali.
Il prezzo pagato ai produttori infatti - ribadisce Coldiretti - riesce ancora a malapena a coprire i crescenti costi di produzione; anche per questo quindi, occorre eliminare le diseconomie nel percorso dei prodotti dal campo alla tavola.
I redditi delle imprese, al pari dei prezzi delle produzioni agricole pagati dai consumatori, sono costantemente al centro dell’attenzione della Coldiretti, che per questo, continua a sostenere una inevitabile razionalizzazione delle filiere e la valorizzazione dei prodotti locali. Anche perché - conclude Coldiretti - con la crisi sembrano tornare ad avere più valore i beni essenziali come il cibo, con l’agricoltura che si sta dimostrando uno dei pochi “motori” dell’economia reale.