La produzione di olio in Umbria si avvia a subire un calo nell’annata 2023 di oltre il 50%, con punte ben maggiori in certi territori, rispetto ad un’annata ordinaria. È quanto afferma Giulio Mannelli, Presidente Aprol Umbria e Vicepresidente Coldiretti Perugia, ricordando come soprattutto a causa di una “primavera estrema” la prossima campagna olivicola risulterà fortemente ridimensionata. A condizionare negativamente la stagione produttiva, che comunque dovrebbe rimanere su buoni livelli qualitativi - spiega Mannelli - una serie di eventi climatici che hanno inciso sulle piante e sui frutti: dalla siccità invernale, alle gelate tardive, fino alle piogge incessanti primaverili che hanno causato grandi problemi nell’allegagione. Purtroppo però in questa annata agraria il comparto olivicolo - aggiunge Mannelli - non è il solo ad essere penalizzato per colpa del clima: anche se con differenze territoriali, ugualmente in difficoltà risultano il settore vitivinicolo, causa peronospora, cerealicolo e foraggero. Tutte motivazioni che ci hanno spinti come Coldiretti, a richiedere alla Regione di attivarsi per il riconoscimento dello stato di calamità naturale e per altri provvedimenti urgenti e straordinari. Un deficit produttivo quindi che lascia presagire un autunno di sofferenza soprattutto sul fronte liquidità per le imprese - riferisce Mannelli - e che si aggiunge purtroppo alle tante problematiche che gli imprenditori agricoli stanno già scontando da tempo, come l’aumento dei costi di produzione legato alle conseguenze del conflitto in Ucraina che incide fortemente sul comparto zootecnico ad esempio, ma anche all’annosa emergenza cinghiali che continuano fare scempio di semine e raccolti in tutta la regione. Se rafforzeremo quindi il nostro impegno per tutelare l’olivicoltura, prodotto evocativo dell’immagine ambientale, turistica e produttiva dell’Umbria, non verrà certo meno lo sforzo per non lasciare indietro nessuno dei comparti del settore primario, centrale com’è per l’intera economia regionale. Un’identità quella dell’Umbria - conclude Mannelli - che non può che esistere se non in simbiosi con l’agricoltura che ne caratterizza la crescita e la qualità della vita e che rischia di essere compromessa da una stagione drammatica a livello produttivo, che deve comunque far riflettere ancor di più sul lavoro e sulle scelte da portare avanti nelle prossime campagne, anche a livello agronomico.
In Umbria, secondo elaborazioni Coldiretti, si trovano quasi 7,5 milioni di piante di olivo che coprono circa 30.000 ettari e permettono di produrre mediamente circa 65.000 quintali di olio l’anno. La D.O.P. dell’olio extravergine di oliva Umbria, istituita nel 1997, è estesa all’intero territorio regionale, che è stato suddiviso in cinque sottozone (Colli Assisi-Spoleto, Colli Martani, Colli del Trasimeno, Colli Amerini e Colli Orvietani). Altro snodo essenziale della qualità dell’olio umbro, è il numero dei frantoi: circa 200, che, con una presenza così capillare sul territorio, permettono la frangitura immediata delle olive, senza che queste si deteriorino per una presenza troppo lunga in magazzino prima della lavorazione.