15 Gennaio 2015
AGROMAFIE 2015. COLDIRETTI/EURISPES, DA AGROMAFIE BUSINESS PER 15,4 MLD (+10%)

In controtendenza alla fase di recessione dell’economia italiana vola il business dell’agromafia che con un aumento del 10 per cento in un anno raggiunge i 15,4 miliardi di euro nel 2014.
È quanto emerge tra l’altro dal terzo Rapporto Agromafie elaborato da Coldiretti, Eurispes, e Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare, alla cui presentazione oggi a Roma ha preso parte anche una delegazione della Coldiretti Umbria. Produzione, distribuzione, vendita sono sempre più penetrate e condizionate dal potere criminale, esercitato ormai in forme raffinate attraverso la finanza, gli incroci e gli intrecci societari, la conquista di marchi prestigiosi, il condizionamento del mercato, l’imposizione degli stessi modelli di consumo e l’orientamento delle attività di ricerca scientifica. Non vi sono zone “franche” rispetto a tali fenomeni.
Il settore agroalimentare - commenta il Presidente Coldiretti Umbria Albano Agabiti - è diventato negli ultimi anni sempre più appetibile a fenomeni malavitosi, anche in virtù della sua capacità di resistenza alla crisi economica. Per questo occorre non abbassare la guardia e continuare a vigilare anche a livello locale, sulla penetrazione criminale al suo interno. Per contribuire a questa battaglia, Coldiretti - ricorda Diego Furia Direttore regionale Coldiretti - ha istituito l’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare, per diffondere la conoscenza e la consapevolezza del patrimonio agroalimentare italiano, con l’obiettivo di creare un sistema coordinato e capillare di controlli idonei a smascherare i comportamenti che si pongono in contrasto con la legalità.
Anche in Umbria - prosegue il Presidente Agabiti - non vanno sottovalutati ad esempio, rischi di fenomeni di manipolazione o adulterazione di prodotti, di frodi commerciali, “speculazioni” ambientali, casi di abigeato, così come anche a livello locale deve rimanere alta l’attenzione sull’Italian sounding, una “pratica” che, con un indebito richiamo alla tradizione alimentare made in Italy e un fatturato di oltre 60 miliardi di euro, danneggia imprese e consumatori.
Anche il commercio on line e la rete, accanto ad esperienze positive di successo - ribadisce il Direttore Coldiretti Umbria Diego Furia - possono venire usati come porto franco e come canale per la diffusione dell’Italian sounding. Ecco allora in vendita su Internet il kit per il vino liofilizzato “Fai da te” con false etichette dei migliori vini Made in Italy, ma anche il kit per il falso Parmigiano Reggiano, il falso Pecorino Romano ed altri celebri formaggi nostrani come la mozzarella, la ricotta e l’asiago. I Nuclei Antifrodi dei Carabinieri hanno individuato 70 diverse tipologie di prodotti alimentari contraffatti in vendita sulla Rete dove non mancano scandalose operazioni di business che fanno leva sugli episodi, i personaggi e le forme di criminalità organizzata più dolorose ed odiose che danneggiano l’immagine dell’Italia nel mondo, dalla vendita del caffè “Mafiozzo” stile italiano prodotto in Bulgaria al sugo piccante rosso sangue “Wicked Cosa Nostra” prodotto in Usa e addirittura le spezie “Palermo Mafia shooting” e il Fernet Mafiosi dalla Germania.