16 Marzo 2012
300 IMPRENDITORI AGRICOLI UMBRI A ROMA IN DIFESA DEL VERO MADE IN ITALY AGROALIMENTARE

300 imprenditori agricoli, rappresentanti di circa 40 tra Comuni umbri e Istituzioni del territorio, a cominciare da Province e Camere di Commercio e soprattutto l’intervento della Presidente della Regione Umbria Catiuscia Marini, in difesa del vero Made in Italy agroalimentare, con pieno sostegno all’iniziativa. C’era anche una importante “fetta d’Umbria” alla grande manifestazione di giovedì scorso promossa dalla Coldiretti, in piazza Montecitorio a Roma, insieme alle associazioni dei consumatori e degli ambientalisti, ai cittadini e ai rappresentanti delle Istituzioni a livello nazionale, regionale e locale, a partire dai Sindaci con trecento gonfaloni.
Migliaia di manifestanti con cappelli, bandiere e foulard della Coldiretti hanno issato cartelli “Con i soldi dello Stato si licenza in Italia e si assume in Romania”, con “l’Imu gli italiani finanziano il pecorino rumeno” ma anche “No agli Ogm che uccidono il Made in Italy”, per esprimere la contrarietà della piazza alle dichiarazioni del Ministro dell’Ambiente Corrado Clini al Corriere della Sera, che sono ritenute in contrasto con l’opinione della maggioranza degli italiani e un danno per l’agroalimentare italiano.
Per l’occasione la Caciotta e il Pecorino prodotti completamente in Romania da una società partecipata dello Stato italiano, sono stati portati per la prima volta dal Presidente nazionale della Coldiretti Sergio Marini in piazza “in bella vista” a disposizione delle Autorità e dei cittadini. Un esempio eclatante in cui lo Stato favorisce la delocalizzazione e fa concorrenza agli italiani sfruttando il valore evocativo del marchio Made in Italy, che è il principale patrimonio del Paese ma è spesso banalizzato, usurpato, contraffatto e sfruttato.  
Un primo grande risultato della mobilitazione - spiega Albano Agabiti, Presidente Coldiretti Umbria - è stato l’annuncio della cessione da parte della finanziaria del Ministero dello Sviluppo economico  Simest, delle quote di partecipazione in Lactitalia, la società che produce in Romania i formaggi pecorino e caciotta che fanno concorrenza alle produzioni del vero Made in Italy. La mancata tutela del marchio Made in Italy - aggiunge Agabiti - costa al Paese almeno 300mila nuovi posti di lavoro solo nell’agroalimentare e supera i cento miliardi all’anno di mancato fatturato, mentre a distanza di oltre un anno dall’ultima legge nazionale per rendere obbligatoria l’etichettatura di origine degli alimenti, nessuno si è preso la responsabilità di applicarla per fare sapere agli italiani quello che mangiano.
Infine - come ricorda il Direttore regionale Coldiretti Alberto Bertinelli - dalla mobilitazione di Montecitorio è nato un manifesto per l’alleanza verso una crescita trasparente e sostenibile dell’Italia: si tratta di un documento aperto per difendere l’agroalimentare che è la leva strategica affinché il nostro Paese possa competere guardando alla produzione di beni e servizi con alto valore aggiunto, arricchito da fattori come ambiente, cultura e storia che distinguono il marchio “Italia” e che non sono imitabili.